
Il delitto in provincia di Ancona. Sarebbe stata uccisa a botte e a colpi sulla testa. Nell’aprile scorso lui era stato arrestato e condannato per maltrattamenti, la moglie poi aveva ritirato la querela
Sadjide Muslija è l’ennesima donna vittima di un femminicidio in Italia. Avrebbe compiuto 50 anni il 12 dicembre, era di origini macedoni. Suo marito e connazionale, Nazif Muslija, è ricercato dai carabinieri. Da una prima ricostruzione sarebbe stato lui a ucciderla a mani nude picchiandola a morte, al momento è irreperibile e questa mattina non si è presentato a lavoro. Il cadavere della vittima – che presenta anche diverse ferite alla testa, forse per l’utilizzo di un oggetto – è stato trovato in casa dai carabinieri, a Pianello Vallesina di Monte Roberto (Ancona). A lanciare l’allarme è stato il datore di lavoro della donna che risultava assente senza avere dato alcun preavviso.
I maltrattamenti e l’arresto
Più volte durante l’anno Sadjide Muslija era stata vittima di maltrattamenti da parte dell’uomo, anche lui 50 anni. Era stato arrestato nell’aprile scorso dopo l’ennesima aggressione alla moglie e la denuncia da parte di lei. In quell’occasione aveva sfondato la porta della camera da letto con un’ascia. “Questa sera ti ammazzo”, le aveva urlato contestandole un presunto tradimento e rompendole il telefonino. La donna era riuscita a scappare dai vicini mentre il marito era andato a casa del presunto amante sfondando anche la sua porta, ma non c’era nessuno. A quel punto era tornato a casa, era stato bloccato dai carabinieri e la moglie aveva presentato una nuova denuncia.
La condanna e il corso di recupero mai intrapreso
Dopo l’arresto e la condanna, la donna aveva ritirato la querela – secondo quanto risulta a chi indaga – ed era ritornata a vivere con lui. Muslija era stato arrestato con un’ordinanza del gip di Ancona. Aveva definito la sua posizione con un patteggiamento in estate a un anno e 10 mesi, la pena era stata sospesa condizionata da un percorso di recupero. Ma non c’era alcuna struttura disponibile. Quel recupero, di fatto, non c’è mai stato. I carabinieri, in queste ore, stanno cercando di ricostruire cosa sia accaduto nelle ultime ore. Le ricerche sono state estese anche fuori provincia mentre il telefonino dell’uomo sospettato risulta spento. Sul posto il magistrato di turno della Procura di Ancona, i Carabinieri del Nucleo Investigativo e della Sezione Investigazioni Scientifiche di Ancona e della Compagnia di Jesi e anche il sindaco di Monte Roberto, Lorenzo Focante.
La vicina: “Lei diceva che era cambiato”
“Lei diceva che non aveva paura e che il marito era cambiato. Li conoscevo, vivevo qua vicino. Il marito, quando non beveva era tranquillo, un lavoratore”. Lo ha detto ai cronisti una vicina di casa di Sadjide Muslija. Sempre la vicina ha raccontato che lui era “geloso” ed “era convinto che lei avesse un amante. Lei in realtà lei era solo lavoro e casa”. La vittima negli ultimi tempi diceva di non avere paura e che “il marito era cambiato” dopo l’aggressione con l’ascia e per la quale era stato arrestato. “È in cura, è tranquillo, ripeteva”, ricorda l’amica. La coppia ha un figlio, un trentenne sposato e residente in Svizzera.
L’avvocato: “Stava andando dallo psichiatra”
Antonio Gagliardi, è l’avvocato che ha seguito Nazif Muslija quando è stato arrestato per i maltrattamenti alla moglie. “Non c’era posto nell’associazione indicata per il percorso di recupero – spiega – ma nell’attesa che si liberasse un posto si era però rivolto ad uno psicologo, per iniziare un percorso con lui. Ci è andato tre volte. Lunedì aveva incontrato le assistenti sociali e il percorso stabilito dal tribunale lo avrebbe iniziato nella prossima primavera”. Nel patteggiamento formalizzato nel luglio scorso (la procura aveva chiesto il giudizio immediato, ndr) gli era stato contestato anche un episodio avvenuto a gennaio scorso, di lesioni aggravate relative alla rottura di un dito alla moglie.
Nazif Muslija, dopo un litigio con la donna, avvenuto il 6 gennaio scorso, le aveva sfondato il parabrezza dell’auto con un’ascia. Mentre lei tentava di fermarlo, l’aveva ferita. La prognosi era stata di 30 giorni. La coppia ha un figlio di 30 anni che vive in Svizzera. È stato l’avvocato del padre ad avvisarlo.